Le trattative tra le FARC e il governo colombiano
Americhe

Le trattative tra le FARC e il governo colombiano

Di Antonio Mastino
03.09.2013

Il 9 luglio scorso il Consiglio di Stato colombiano ha rivisto il suo giudizio del settembre 2002 in cui aveva spogliato l’Union Patriotica (UP), il partito di sinistra massimalista vicino alla Fuerzas Armadas Rivoluccionarias de Colombia (FARC), della propria personalità giuridica.

Il provvedimento arriva nel pieno delle trattative – in corso a La Havana dall’ottobre 2012 con la mediazione cubana, venezuelana, cilena e norvegese – tra le FARC e il governo liberale (socialdemocratico) di Juan Manuel Santos che vorrebbe così porre fine alle ostilità con le milizie marxiste in atto dal 1964. La decisione della massima corte ribalta, dunque, la sentenza che mise fuori gioco l’UP sulla base della legge colombiana che non concede personalità giuridica alle associazioni politiche che abbiano ottenuto alle elezioni meno di 50.000 preferenze o abbiano eletto almeno un membro del parlamento (in Colombia vige un sistema proporzionale).

La motivazione addotta dai giudici costituzionali ha una fondamentale importanza nell’ambito del processo di pace, poiché riconosce come circostanze straordinarie il genocidio compiuto ai danni dei membri dell’UP tra gli anni ’80 e gli anni ’90 (su cui gravano pesanti i sospetti di una “mano invisibile” dello Stato) in cui morirono, a seconda delle diverse stime, da 3.000 a 5.000 membri dell’UP nonché diversi loro candidati alla presidenza.

Accanto alla sentenza, la resa del secondo gruppo di insorgenza più importante della Colombia, l’Ejército de Liberación Nacional (ELN) – alleato delle FARC e interessato a partecipare alle trattative – ha dato un ulteriore segnale di distensione grazie alla promessa smobilitazione di circa 1.500 miliziani.

Quello in atto non è il primo tentativo di avviare un processo di pace in Colombia. Già nel 1985 rappresentanze delle FARC e del governo (allora di Belisario Betancur) erano giunte a un accordo per “parlamentarizzare” gli insorti e per la creazione di un partito, l’UP appunto, che raccogliesse le loro istanze.

Il cessate il fuoco però durò solamente 2 anni poiché l’ingente numero di leader dell’UP uccisi dai narco-trafficanti, nonché i pesanti sospetti di collusione da parte delle forze di sicurezza nel perpetrare questi delitti, portò le FARC a riprendere la lotta armata, separandosi de facto dall’Union Patriotica. Un altro vano tentativo ci fu nel periodo tra il 1999 e il 2002. Negli ultimi 15 anni, comunque, la controffensiva delle Forze Armate ha portato diverse vittorie contro i guerriglieri, tanto da ridurne il numero di effettivi – da 20 mila del 2001 a 8 mila del 2013 – nonché la capacità strategica, facendogli abbandonare le periferie urbane per rifugiarsi in zone più periferiche come i dipartimenti di Cauca, Nariño e Caquetá a Sud e il dipartimento di Arauca a Nord, al confine con il Venezuela.

E proprio il Venezuela gioca un ruolo fondamentale nell’ambito delle trattative. L’ex presidente Chavez ha rappresentato un importante alleato strategico per le FARC, avendogli fornito supporto economico, armi (in particolare lanciarazzi anti-tank AT-4 da 85mm) e territori cuscinetto lungo il confine in territorio venezuelano per favorire il ripiegamento. Secondo le accuse del governo colombiano, Caracas avrebbe anche permesso l’installazione, sempre in territorio venezuelano, di 87 campi di addestramento di cui i più importanti sarebbero stati quelli attorno alla città di Machiques, nel dipartimento di Zulia; accuse che quando nel 2009 vennero esplicitate, contribuirono a deteriorare i rapporti diplomatici tra Bogotà e Caracas e al ritiro dell’ambasciatore venezuelano in Colombia.

Solo con il raffreddamento della tensione tra i due Paesi e la ripresa delle relazioni diplomatiche, Chavez cominciò a spingere per una mediazione tra le FARC e il governo colombiano, e il suo successore Maduro, nonostante le polemiche per il viaggio del leader dell’opposizione venezuelana Capriles a Bogotà, tutt’ora non ha agito per boicottare le trattative.

In generale, le trattative – portate avanti per i guerriglieri da Ivan Marquez, membro del loro Segretariato Generale e comandante della sottodivisione “Blocco Caribe” – stanno destando, da ambo le parti, un certo ottimismo riguardo alla stipulazione di un trattato di pace. Tali aspettative hanno, in effetti, diversi riscontri nella realtà se vengono considerati alcuni fattori fondamentali. Innanzitutto, il già citato indebolimento dei ribelli a causa della controffensiva governativa. In secondo luogo, sembrerebbe raggiunta un’intesa di massima sul primo dei 5 temi sul tavolo, ovvero la riforma agraria e la restituzione delle terre agli sfollati (gli altri ancora da discutere sono partecipazione politica degli ex miliziani, smobilitazione, riparazione per le vittime e fine del traffico di cocaina).

Infatti, le FARC hanno abbandonato la linea intransigente di opposizione al sistema latifondistico sic et simpliciter, per concentrare la propria battaglia politica sulla terra inutilizzata. Inoltre, la maggioranza liberale che governa il Paese ha dato diversi segnali di avvicinamento delle proprie posizioni. Infatti, è in discussione un provvedimento di parziale liberalizzazione – per scopi medici – di alcune colture di oppiacei attualmente considerate illegali. Tali coltivazioni, e il mercato di contrabbando ad esse legato, rappresentano una componente fondamentale per l’economia delle aree rurali sotto il controllo dei ribelli nonché una delle principali fonti di finanziamento della guerriglia.

Per quanto concerne, invece, la repressione ai danni dell’UP avvenuta negli scorsi due decenni, già con la legge 1474/2011 sono stati intrapresi evidenti sforzi di limitare la corruzione del settore della pubblica sicurezza e la commistione di questo con alcune frange delle Bandas Criminales Emergentes (BaCrim). BaCrim è un termine generico che indica l’insieme delle cosche di narco-trafficanti (alcune delle quali collaborano con le stesse FARC) e dei gruppi paramilitari di estrema destra. Oltre al provvedimento anti-corruzione, la Colombia ha adottato la pubblicità del budget della Difesa che ha svelato che solo l’1% dell’intera spesa è utilizzato per programmi riservati, mentre la legge colombiana prevede il divieto di spese fuori budget.

Tutti questi elementi rendono percorribile la strada della pace e giustificano le aspettative di entrambe le parti della trattativa che auspicano un accordo entro l’anno.

Occorre aggiungere, altresì, che una vera pacificazione del Paese non può non tenere conto che gli effetti della smobilitazione potrebbero portare diverse frange dei ribelli verso altri gruppi di insorgenza o cosche meramente criminali. Infatti, nonostante la grande adesione al cessate il fuoco unilaterale delle FARC di fine anno scorso, è possibile, da un lato, che le frange “più dure” di ribelli portino avanti l’insurrezione e, dall’altro, che non si interrompa del tutto la collaborazione coi gruppi narco-trafficanti di stampo prettamente mafioso.

Inoltre, le FARC negli ultimi anni hanno affiancato al traffico di cocaina quello della marijuana e, soprattutto, lo sfruttamento delle miniere d’oro, sia tramite un sistema di racket nei confronti delle aziende private sia attraverso lo sfruttamento di cave abusive completamente sotto il loro controllo. Queste nuove occasioni di business sommerso potrebbero spingere alcuni membri delle FARC a lasciare la lotta ideologica per spostarsi sulla mera attività criminale.

In generale, il possibile accordo tra Bogotà e le FARC sarà da principio un’intesa tra le leadership che dovrà obbligatoriamente essere tradotta in un processo di pace articolato, partecipativo e che riesca a portare benessere. Esso dovrà passare da un piano di riforme che venga incontro alla sproporzione tra il grande latifondo e l’estrema povertà delle fasce dei nullatenenti, onde evitare altri focolai rivoluzionari; da una legge di amnistia che riesca a punire comunque chi ha compiuto i crimini di guerra più efferati e, nei limiti del possibile, da un inserimento nella vita pubblica degli ex-miliziani che scongiuri le morti seguite alla nascita dell’Union Patriotica.

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